KERMES n° 108 – Patrimonio culturale a rischio: chi organizza la salvaguardia?
DISSEMINATION FOR SAFEGUARDING
(Redazionale)
Il volume Beni culturali e conflitti armati. Le s!de e i progetti tra guerra, terrorismo, genocidi, criminalità organizzata (1) raccoglie le relazioni presentate al convegno tenutosi il 15 novembre 2013 a Roma nell’ambito delle iniziative per la celebrazione dei 90 anni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali del MiBAC, della Commissione Nazionale UNESCO
e dell’ICCROM, del Comando Carabinieri TPC, di Italia Nostra, oltre a molte altre organizzazioni e istituzioni internazionali e ovviamente allo stesso CNR rappresentato al più alto livello dal suo Presidente.
Secondo Silvia Chiodi, coordinatrice del convegno con Gerardo Bianco e Monica Baldi, per garantire un coordinamento tra tutti gli attori (militari, ricercatori, popolazione locale, polizia) che entrano in gioco in contesti complessi come guerre, crisi e calamità, è necessaria una struttura specializzata che tenga connesso il sistema di intervento e ne semplifichi le procedure, spesso ostacolo principale per interventi sul campo che devono essere rapidi e professionali.
Questa struttura di coordinamento esiste sulla carta dal 1996 e si chiama Blue Shield, ma non è ancora pienamente attiva, anche per responsabilità dei governi nazionali.
Per questo sarebbe necessaria un’iniziativa europea, sul modello dello European Research Council: uno Scudo Blu Europeo in grado di unire e collegare anche in questo caso, i due livelli: quello della ricerca – generalmente governativa – con quello della più ampia società civile ed in grado, diversamente dal mondo della ricerca ma come la Croce Rossa, di intervenire celermente e di essere internazionalmente
riconosciuta e accettata e condividendone i principi fondamentali di imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato e universalità.
A nome dell’UNESCO è intervenuto Benjamin Goes, presidente del Comitato intergovernativo per la protezione dei Beni culturali in caso di conflitto armato, che ha denunciato l’emergenza normativa e applicativa della nuova protezione
internazionale rafforzata, portando come esempio le distruzioni mirate in Mali, tese a demolire la memoria e l’identità popolare. Una protezione effettiva, a suo parere, sarà possibile solo grazie alle sinergie tra il II Protocollo del 1999 e le altre convenzioni culturali dell’UNESCO, a partire dalla più nota Convenzione sul Patrimonio Mondiale del 1972: non solo in caso di conflitto armato, quindi, ma in ogni attività umana o evento teso a danneggiare un bene protetto.
L’esito del confronto scientifico con il Presidente Goes, avvenuto proprio in occasione e grazie al convegno presso il CNR, è stato presentato qualche settimana dopo all’UNESCO da uno dei relatori, Massimo Carcione, nel corso dei lavori dello stesso Comitato intergovernativo (più noto come 1999 HP Committee) riunito a Parigi nel dicembre 2013. Questa inedita attuazione dell’art. 27 comma 3 del II Protocollo (To assist in the implementation of its functions, the Committee may invite to its meetings, in an advisory capacity), è avvenuta su sollecitazione del stesso Goes, che al rientro dal convegno di Roma aveva ottenuto l’avallo del Vicedirettore Generale per la Cultura Francesco Bandarin che era anche presente alla discussione.
L’intervento di Massimo Carcione è infatti avvenuto per la prima volta in veste di individual expert e non a nome di uno Stato o di una Organizzazione, come di prassi:
una forzatura nella rigida prassi del nuovo organismo, resa possibile solo grazie al formale invito on behalf of the Director-General dell’UNESCO, che ha permesso di esporre le problematiche prima del dibattito tra i Rappresentanti dei Governi, e non al termine come era sempre avvenuto in precedenza.
Anche se il Rapporto finale del Meeting, redatto dal Segretariato dell’UNESCO, non fa menzione della novità, limitandosi a riportare (punto 103) che Une organisation
non-gouvernementale (si trattava di WATCH) est également intervenue pour soulever la question des accréditations des ONG auprès de l’UNESCO, è facile trovare una serie di puntuali riscontri all’intervento, come ad esempio:
1) l’incoraggiamento del Comitato, manifestato nella decisione finale “à poursuivre le renforcement des partenariats envers tous les parties prenantes concernés par
la protection des biens culturels en cas de conflit armé”, come sollecitato dallo stesso Goes;
2) alcuni impliciti richiami fatti dallo stesso Bandarin (punto 99) e dalle delegazioni dell’Olanda, del Mali e della Siria (100-102) all’importanza della collaborazione con le
ONG, al loro fondamentale ruolo neutrale e tecnico sul terreno di conflitto e allla necessità di una loro maggior tutela.
3) la proposta di emendamento presentata dalla Georgia su impulso di WATCH;
4) e infine il passaggio a pagina 10 del Rapporto finale, che evidenzia il fatto inusuale che “les membres du Comité ont considéré que certains éléments supplémentaires devaient figurer dans le document de travail, pour refléter dument la décision qui allait être adoptée”.
Poche righe dopo, infine, è stata inserita una citazione quasi testuale di alcuni passaggi dell’intervento dell’individual expert:
Au cours des discussions, les membres du Comité ont considéré que l’accent sur les partenariats entre le Comité et les organisations dont il est question à l’article 27 (3) du Deuxième Protocole de 1999 devait être appuyé, a!n d’assurer la réalisation des synergies avec tous les acteurs concernés par la protection des biens culturels en cas de con it armé. En ce qui concerne plus particulièrement le Comité international de la Croix-Rouge, les membres du Comité ont considéré ce partenariat fondamental, d’autant plus que l’article 53 du Premier Protocole additionnel de 1977 aux Conventions de Genève de 1949 a pour objet spéci!que la protection des biens
culturels en cas de con it armé.
Una tangibile conferma del nuovo orientamento è venuta qualche settimana dopo la riunione, quando è stata pubblicata nel sito web ufficiale del Comitato una nuova
pagina intitolata Partnerships, in cui sono presentate le attività di CICR, ICBS, ICOM, ICOMOS e IIHL. Per la prima volta dunque nei lavori di routine del nuovo Comitato è stato possibile intravvedere qualche risultato tangibile del paziente lavoro di assistenza in the implementation of its functions svolto dalle OnG, dialogando
con il Bureau del Comitato e la stessa Direzione Generale dell’UNESCO. Ciò è stato però possibile soltanto nelle rare occasioni di confronto e collaborazione, informale e concreta, realizzatesi lontano dal Palace de Fontenoy: proprio come il Meeting di esperti organizzato dall’Istituto di Diritto Umanitario di Sanremo del dicembre 2009, e lo stesso Convegno CNR di Roma del 2013.
Ancora una volta dunque, come tante altre in passato, l’Italia ha svolto un ruolo da protagonista nella “battaglia” per la costruzione di un sistema internazionale di difesa
del patrimonio culturale, senza aspettare l’intervento dei “Caschi Blu”.
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VII riunione del 1999 HP Committee, UNESCO Headquarters,
Parigi, Place de Fontenoy, 18-19 dicembre 2013
Contributo alla discussione sul punto 6 dell’Agenda
Rapport d’étape sur le développement des synergies entre le
Deuxième Protocole et la Convention du Patrimoine Mondial
En matière de complémentarité des actions du CICR et du Comité
pour ce qui concerne le suivi des biens culturels en cas de
conflit armé, les synergies en matière de mission conjointe d’évaluation
de la situation des biens culturels en terrain sensible
sont toujours à explorer ; d’autres instrument internationals sur
lequel il faudrait attirer votre attention sont les Protocoles additionnels
(I et II) du 1977 aux Conventions de Genève du 1949, qui citent
également la Convention de la Haye du 1954, notammant l’art.
53 (I) et l’art. 16 (II): ces instruments, ef effet, font à plein titre du
“Droit de la Guerre”, ce qui pose entre-autre la question capitale de
la neutralité des organisations en cas de con it armé.
D’autres partenariats sont également envisageables ; quelques
elements concernant les synergies pourraient ressortir non seulement
de l’article 17 de la Convention du Patrimoine Mondial, qui
règle la creation des associations nationales, mais aussi de l’article
9 de la Convention sur le Patrimoine immateriel (2003), relatif à à
l’accréditation formelle des ONG. Pour ce qui concerne l’activité
sur le terrain en cas de conflit armé, d’ailleurs, on devrait aussi
considerer dans une certaine mesure l’article 81.4 du meme I Protocole
de Genève de 1977, dans la mesure où la protection du patrimoine
(et de la dignité) des communeautés, comme je suis persuadé,
peut ètre considerée “activité humanitaire”.
Il y a en effet dans le II Protocole de 1999 une série de normes
qui concernent le role actif des ONG, en premier lieu de l’ICBS e de
ses organes constitutifs: l’article 27 en matière d’aide à l’exercice
des fonctions du Comité”, ou l’article 11 qui reconnait aux ONG la
faculté de recommender un bien pour l’inscription, et aussi l’article
30 en matière de diffusion et de training, ou bien plusieurs
normes des Guidelines, voir les points 13, 28 et 98, et aussi le point
2 du Plan d’action type de l’UNESCO, qui prévoit pour le Sécretariat
la possibilité de “s’appuyer sur le Comité .. et les organisations non
gouvernamentales partenaires”, mais aussi de “consulter le ICBS et
ses organes constitutifs”.
On se demande pourtant si le moment n’est pas arrivé de
mettre enfin en place ces rapports de cooperation formelle, ainsi
qu’informelle, entre ce Comité, le Sécretariat, l’ICBS et ses 5 ONG
“thématiques”, si je peux les appeller de cette façon, mais aussi
évidemment avec l’ICCROM et le CICR: une collaboration qui ne
devrait pas se dérouler seulement ici, mais surtout au niveau national
et donc sur le terrain, et pour laquelle il faudrait soutenir de
façon explicite auprès des Etats Parties la création des Comités Nationaux
du Bouclier Bleu et l’on devrait mieux definir le role à ce but
des Commissions Nationales pour l’UNESCO et de la Fédération
Mondiale des Club UNESCO.(…)
Tout cela pour definir d’autres organizations ne faisant pas partie
de l’ICBS, comme c’est le cas par exemple de l’IIHL ou de WATCH,
lesquelles pourraient donner une contribution très importante et
quali!ée aux activités de diffusion et de training des militaires,
mais surtout pour mettre en oeuvre et appliquer de la meilleure
façon les mesures de sauvegarde dès le temps de paix et toute autre
action sur le terrain».
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NOTE
1. Silvia Chiodi, Gian Carlo Fedeli (a cura di), Beni culturali e con itti armati,
catastro! naturali e disastri ambientali, Le s!de e i progetti tra guerra,
terrorismo, genocidi, criminalità organizzata, «ILIESI digitale. Ricerche filosofiche
e lessicali», n. 4, ILIESI-CNR, ottobre 2018 – ISBN: 978-88-97828-
10-5 (Per scaricare il pdf v. QR Code nella pagina precedente).