KERMES N. 114-5 – A Venezia un progetto sulla difesa del patrimonio e delle identità/diversità culturali nei conflitti armati

DISSEMINATION FOR SAFEGUARDING

di Francesca Coccolo

ABSTRACT

SAFEGUARDING HERITAGE AND CULTURAL IDENTITY / DIVERSITY IN TIMES OF ARMED CONFLICT.
The initiative stems from the Ca’ Foscari University Research Centre for Human Rights (CESTUDIR) long standing engagement  in the current debate on the protection and safeguarding of tangible and intangible cultural heritage in war zones, and on the international legal instruments dedicated thereto. The research group operates with the institutional support of VeRiPa – The Venice Foundation for Peace Studies, a consortium of local government bodies, higher education and research institutes, cultural and religious associations, established in 1997 and committed to researching issues of security, development and peace.
Along with the VeRiPa Foundation, in 2019 the Venice research group took part in the 20th anniversary celebrations of the Second Protocol to the 1954 Hague Convention on the Protection of Cultural Property in the Event of Armed Conflict, organising a public seminar and an internal meeting on 27th and 28th May 2019 respectively.
Both events made for an important moment of reflection over the current state of implementation of the 1999 Second Protocol and its 2009 Guidelines worldwide. In an effort to curb widespread destruction and displacement of heritage, the members
of the Venice research group join their colleagues worldwide in calling for a renewed attention to peacetime measures for the protection and safeguarding of heritage in areas at risk. 
Training of local professionals, assistance with the application to the Enhanced protection list, education and dissemination of tolerant and respectful values are but some of the topics on thegroup’s agenda for the months to come.

 

Sono molte le iniziative, workshop e convegni che nel 2019 hanno celebrato a livello nazionale e internazionale i vent’anni dalla stipula del secondo Protocollo del 1999, testo addizionale che integra e aggiorna la Convenzione dell’Aja per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 1954.
Come abbiamo già ricordato nel numero 110 di Kermes, rientrava tra questi eventi di approfondimento e riflessione anche il convegno La protezione dei beni culturali in
caso di conitto armato a vent’anni dal secondo Protocollo alla Convenzione dell’Aja del 1954, svoltosi a Venezia il 27 maggio 2019: un doppio appuntamento, composto da un
seminario aperto al pubblico nelle sale dell’Università Ca’ Foscari il primo giorno1, e da una riunione interna di esperti che, il successivo 28 maggio, sono convenuti nella sede della Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace (VeRiPa)2 presso l’ex Convento di Sant’Elena. Scopi generali della Fondazione VeRiPa sono: la realizzazione di attività di ricerca, anche in collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali, sulle questioni relative alla sicurezza, allo sviluppo e alla pace; l’attuazione e la promozione di iniziative atte a divulgare i risultati delle ricerche effettuate. Figurano tra gli enti fondatori della Fondazione, accanto alla Regione del Veneto, alla Provincia e al Comune di Venezia, l’Università di Venezia, la Fondazione Cini, la Società Europea di Cultura, la Società letteraria di Verona, l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti; figurano altresì alcune espressioni della cultura religiosa come il Centro Studi Maytreya per i buddisti,
la Chiesa Luterana e il Centro Don Germano Pattaro di Studi teologici. La Società Europea di Cultura, la Società Letteraria di Verona e il Centro Studi Maytreya si sono
successivamente ritirati dalla Fondazione. Della Fondazione fanno oggi parte anche l’Università di Padova e la Fondazione Querini Stampalia.
Facendo un breve passo indietro, a questi stessi esperti riunitisi a Venezia il 27 e 28 maggio si devono, già a partire dalla seconda metà del 2018, concepimento e lancio
del gruppo di ricerca: La difesa del patrimonio e delle identità / diversità culturali nei conitti armati, su impulso del Centro Studi sui Diritti Umani di Ca’ Foscari (CESTUDIR)
e sotto l’egida della Fondazione VeRiPa, organizzatori e promotori dell’evento di Maggio.
Fin dall’inizio, e nel corso dei mesi successivi, il gruppo ha raccolto al suo interno esponenti di importanti istituti di educazione e ricerca: assieme all’Università Ca’
Foscari, alla Fondazione VeRiPa e allo IUAV di Venezia, il CNR-ILIESI, il Centro Studi Fabio Maniscalco, il Centro di Documentazione della Benedicta (Regione Piemonte),
SIMBDEA e le Università di Torino, Pavia, Chieti-Pescara, la Scuola IMT di Lucca, l’Università di Nova Gorica, cui dovrebbero presto aggiungersi l’Università di Bologna e la Newcastle University.
Allo stesso tempo, cruciale si dimostra la presenza di rappresentanti di associazioni locali, espressione diretta del territorio (come attualmente Faro Venezia) e magari,
in prospettiva futura, l’Iveser, al fianco di esponenti di organizzazioni internazionali impegnate in attività di diffusione, protezione e salvaguardia su scala globale, come
Blue Shield International, Croce Rossa ed Emergency. Partecipano ai lavori del gruppo di ricerca anche esponenti di WATCH, network multidisciplinare di esperti provenienti
da trenta Paesi del mondo, con base a Roma, che dal 2005 monitora e facilita, tra le altre cose, l’implementazione della Convenzione del ’54 e dei suoi Protocolli.
Secondo quanto emerso sin dall’incontro fondativo del mese di settembre 2018, i membri del gruppo di studio intendono apportare un contributo significativo in
termini scientifici nella cornice di quanto è già stato fatto e si sta facendo su scala nazionale e internazionale per implementare e integrare strumenti giuridici e operativi
volti alla protezione di patrimonio e identità culturali.Il compito principale è quello di unire le competenze che ciascuno dei membri vanta nel campo di diritti umani
e recupero del patrimonio materiale e immateriale in zone di conflitto, unire appunto queste competenze metterle al servizio di società e policy-maker, attraverso
iniziative di ricerca e divulgazione. Con Venezia come sede del gruppo di ricerca, l’ambito geografico si concentra, anche se con possibilità di ampliamento, sull’area balcanica, sul bacino mediterraneo e sui Paesi medio-orientali, realtà martoriate da costanti scontri a carattere, scala e intensità variabili, e per questo più difficili da anticipare nei propri effetti distruttivi su cose e persone.
Gli appuntamenti veneziani del maggio 2019 hanno quindi affinato ed evidenziato le piste di ricerca e le attuali criticità sulle quali il gruppo sta agendo o si propone di
agire. Come emerso già dai precedenti resoconti di Kermes dedicati al tema, si fa sempre più strada la necessità di investire in misure concertate di prevenzione dei danni al patrimonio tangibile e intangibile, così da riuscire ad anticipare e mitigare minacce non ancora concretatesi.
Un simile approccio, che si vuole far passare anche dalla documentazione, studio e messa in rete di esperienze pregresse, va a beneficio tanto delle risposte alle conseguenze di conflitti armati, quanto a quelle di emergenze climatiche e disastri naturali. La marea record del 12 novembre 2019 a Venezia ce lo ha ricordato, nostro malgrado, una volta di più.È naturalmente nota a tutti la difficoltà di giustificare e
ottenere risorse in una fase, quella preventiva, che non ha certo lo stesso appeal emotivo e mediatico della mobilitazione a disastro avvenuto. Si fa forte tra gli esperti, in quest’ottica, l’orientamento a ripensare e potenziare il ruolo delle ONG in rapporto ai singoli governi, all’UNESCO e alle altre organizzazioni internazionali (ruolo già promosso dagli articoli 11, 27 e 30 del secondo Protocollo). Si tratta infatti di un
pool di specialisti, quello delle ONG, in parte non inquadrato e incredibilmente vasto se paragonato sia allo staff UNESCO che si occupa della Convenzione dell’Aja, sia a quello impiegato al Blue Shield International.
Come sottolineato durante l’incontro alla Fondazione VeRiPa, il nodo da sciogliere nel caso delle ONG è anche quello della loro legittimità e accreditamento presso i governi
locali e chi detiene la massima autorità nel settore, ovvero l’UNESCO. Se da una parte il loro essere organismi privati e per quanto possibile neutrali permette alle ONG culturali di poter vantare un’autonomia, flessibilità e capillarità che le rende indispensabili per agire sul territorio e all’interno delle singole comunità, dall’altra il loro
successo nel tempo dipende anche dall’avvallo e dal rapporto di fiducia che queste riescono a ricevere e instaurare con autorità nazionali, organizzazioni internazionali
ed entità transnazionali, come è accaduto in campo sanitario per Croce Rossa o Emergency.
Ugualmente importante si rivela il grado di coordinamento con i diversi corpi di intervento coinvolti (forze armate e di polizia, protezione civile, vigili del fuoco, ecc.)
e con altri soggetti, come il personale museale e delle istituzioni culturali, oppure la popolazione locale. Prendendo spunto da ciò, gli esperti, studiosi e professionisti, presenti a Venezia non mancano di insistere sulla necessità di dedicare tempo e spazio non solo agli interventi tecnici, ma anche e in misura sempre maggiore a iniziative di addestramento, educazione e sensibilizzazione. Educazione che, grazie a proposte per le scuole secondarie superiori formulate all’interno del gruppo di ricerca veneziano, guarda anche alle nuove generazioni come terreno fertile per lo sviluppo di un rapporto sempre più simbiotico e rispettoso delle diversità culturali e del loro prezioso patrimonio, in cui giovani e giovanissimi si trovano immersi. Con questa attenzione alla formazione e alla sensibilizzazione sono poi nati e nascono diversi codici di etica e deontologia per ricercatori che operano nel campo dei beni e delle attività culturali,
come quello approvato il 25 novembre 2015 al CNR, o il primo e per molti anni unico Code of ethics for professionals concerned with the antiquities of the Near and Middle East, redatto e firmato a Baghdad nel 1964. Simili strumenti hanno bisogno di ricevere costante attenzione e diffusione, per non parlare di mezzi adeguati, per far sì che non restino lettera morta nelle fasi più acute dell’emergenza, che è prima di tutto umanitaria ma anche economica (con l’embargo si intensificano i saccheggi e il traffico illecito).
Data la difficoltà dei singoli Paesi interessati da situazioni emergenziali più o meno croniche di mettere i propri professionisti, benché adeguatamente formati, in
condizione di lavorare all’applicazione di convenzioni, protocolli e linee guida, si fa evidente l’importante ruolo consultivo e di supporto degli attori che operano a livello
trans e internazionale, come l’ICCROM, l’IIHL o WATCH.
La preparazione dei dossier per la candidatura di intere città, siti, biblioteche, archivi nella lista della Protezione rafforzata introdotta con il Protocollo del 1999 necessita di un’ampia mobilitazione all’interno del Paese beneficiario e dell’attivazione di tutte le diverse realtà locali. In questo senso le Guidelines approvate nel 2009 dal comitato UNESCO sul secondo Protocollo sono in molti casi insufficienti a indirizzare i candidati. Gli esperti incontratisi a Venezia hanno più volte ribadito la necessità di iniziative di tutoraggio e consulenza alla redazione dei dossier da parte degli specialisti appartenenti vuoi a ONG, vuoi alla pubblica amministrazione, riscontrando in proposito la mancanza di una precisa figura professionale a ciò dedicata.
Il gruppo di ricerca della Fondazione VeRiPa lavorerà nei mesi a venire per realizzare nuovi incontri e iniziative, per la messa a punto e divulgazione di contenuti scientifici
in grado di orientare e assistere stakeholder nazionali e internazionali verso una più efficace applicazione degli strumenti dell’Aja, in difesa del patrimonio, delle identità
e diversità culturali in Italia e altrove.

NOTE
1. L’evento, organizzato dal CESTUDIR di Ca’ Foscari e di cui si è appunto già data notizia nel numero 110 di Kermes a pagina 9, si è svolto in due sessioni. Quella mattutina, centrata su tematiche generali e di inquadramento, ha visto intervenire
i professori Maurizio Cermel (Ca’ Foscari), Lauso Zagato (Ca’ Foscari) e Tullio Scovazzi (Milano Bicocca), assieme a Massimo Carcione (Laboratorio Benedicta), Vittorio Mainetti (Milano La Statale), Francesca Coccolo (IMT Lucca) e Costanza Fidelbo (UNESCO). La sessione pomeridiana è stata dedicata più nello specifico al Secondo Protocollo del 1999 e ai profili della disseminazione, della cooperazione e assistenza e
a quelli dell’educazione. In questo contesto è stato presentato il volume Beni culturali e conflitti armati, catastrofi naturali e disastri ambientali (ILIESI-CNR 2018) curato da Silvia Chiodi (CNR-ILIESI) e Gian Carlo Fedeli (CNR-ILIESI), presentazione a cui sono seguiti interventi della stessa Chiodi, di Claudio Cimino (WATCH), dei professori Giulio Pojana (Ca’ Foscari) e Alessandra Annoni (Ferrara).
2. La Fondazione VeRiPa è un ente attivo, secondo le forme statutarie, sulla base dell’atto costitutivo perfezionato il 10 settembre 1997 e della LR Veneto 16 dicembre 1999, n. 55, art.17 (che abroga la precedente LR 30 marzo 1988, n.18, art.10).